GIGANOTOSAURUS: VIDEOGIOCHI VS SCIENZA (feat. PNSO & W-DRAGON)

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I soldati stazionati ad Edward City, sperduta tre milioni di anni nel futuro dopo le disastrose conseguenze degli esperimenti condotti sulla Third Energy e assediata da animali preistorici, parlano sottovoce di un dinosauro carnivoro ancora più grande del tirannosauro, capace di ingoiare un uomo in un sol boccone. Regina e Dylan – i personaggi controllabili su Dino Crisis 2 – scoprono che si tratta di qualcosa di più di una semplice leggenda quando un enorme Giganotosaurus schiaccia come un insetto il Tyrannosaurus che stava per attaccare Regina. Dino Crisis 2, del 2000, non è esattamente una novità; in un periodo in cui il mercato di merchandising attorno ai videogiochi sta raggiungendo lo splendore, però, non sorprende troppo che W-Dragon sia andata a ripescare proprio questa celebre apparizione per il suo modello.

Il Giganotosaurus W-Dragon sovrasta il Tyrannosaurus Carnegie.

La realtà, come spesso accade, è meno spettacolare: Giganotosaurus è un teropode di dimensioni paragonabili a Tyrannosaurus, non certo il mostro da venti metri presentato nel gioco. E non sono le uniche differenze. Ci sono diversi modelli di Giganotosaurus che riflettono la nostra conoscenza di questo animale, ma noi utilizzeremo per questo confronto uno dei più recenti: la seconda versione (battezzata “Lucas”) della Museum Line PNSO.

Il confronto tra Giganotosaurus e Tyrannosaurus è più equilibrato quando sono entrambi PNSO.

Innanzitutto una precisazione: il Giganotosaurus W-Dragon è soltanto ispirato a Dino Crisis 2. In nessuna parte della scatola, infatti, compare il logo del videogioco di Capcom, tant’è che più di recente ha rilasciato un repaint del Giganotosaurus con colori stavolta vagamente basati su Jurassic World: Dominion. W-Dragon ha pubblicato un post in cui spiega la creazione del loro modello, nominando una volta soltanto il videogioco in questione e offrendo spiegazioni alternative per questo aspetto. Fatto sta che, sia nella morfologia sia nella colorazione, la versione originale è un chiaro omaggio al gioco e tutte le licenze artistiche possono essere ricondotte lì. Il modello PNSO, invece si può considerare una versione aggiornata del precedente Giganotosaurus prodotto da questo brand, mostrando essenzialmente la medesima colorazione.

Una delle differenze più evidenti tra i due modelli sta nella forma del cranio. Nel 2000, anno di uscita di Dino Crisis 2, nessuno aveva messo in discussione la ricostruzione (C1 e C2 nella figura) fatta da Coria e Salgado del cranio di questo animale, che presenta alcune anomalie, come un’eccessiva inclinazione del quadrato non riscontrabile in nessun altro membro di Allosauroidea. All’epoca, nessun cranio completo o relativamente completo di Carcharodontosauridae era stato descritto e il cranio di Coria e Salgado è entrato a far parte della cultura popolare, così come le sue stime di addirittura 180 cm di lunghezza. Ad aiutare a popolarizzarlo c’è stato una celebre ricostruzione, i cui calchi si possono vedere in svariati musei al mondo. Ovviamente, in linea con Dino Crisis 2 , il modello di W-Dragon offre una versione ancora più esagerata di quel cranio, con il bordo superiore nascosto da creste seghettate per far apparire il dinosauro più aggressivo e terrificante. Da far presente, comunque, è che W-Dragon ammette pubblicamente di aver scelto questa ricostruzione per la sua popolarità, non perché la ritiene corretta.

Prima la descrizione nel dettaglio del cranio di Acrocanthosaurus e poi quella di Meraxes permisero di realizzare che il cranio dei Carcharodontosauridae era più corto e alto di quanto si era originariamente pensato. Il paper di Canale et al. ha proposto anche una lunghezza più ragionevole, basata su Meraxes, di circa 160 cm, in linea con altre stime fatte indipendentemente nel corso degli anni. La ricostruzione fatta da PNSO è estremamente conservativa (ovverosia, si attiene il più possibile ai dati, senza strafare), ma per chi volesse immaginare un Giganotosaurus più decorato, Mark Witton ha fatto interessanti considerazioni sui tessuti che si possono ipotizzare in base alle cicatrici che hanno lasciato sulle ossa.

Nella ricostruzione su cui è basato il modello W-Dragon, l’allungamento della porzione posteriore del cranio rispetto all’occipite contribuisce a far apparire il collo dell’animale molto corto. Nel modello c’è una curiosa strozzatura del collo verso la base, forse per farlo apparire più massiccio e gonfio di muscoli in prossimità della testa, o per evitare di dare l’impressione che sia senza collo. In realtà, il diametro del collo semmai aumenterebbe avvicinandosi al tronco, non viceversa, come si vede nel modello PNSO. Nel modello W-Dragon si nota anche un piede pubico che sporge dal profilo dell’animale – un tratto comune alle ricostruzioni tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000, derivato dai lavori di Gregory S. Paul – mentre nell’animale in vita era probabilmente nascosto dai tessuti del corpo, come mostrano alcuni fossili eccezionalmente ben conservati e come si vede nel modello PNSO. Il Giganotosaurus W-Dragon ha anche un profilo del dorso più irregolare rispetto a quello del PNSO, con un visibile abbassamento della schiena proprio prima del bacino. I fossili di Meraxes mostrano una convessità delle spine neurali delle vertebre sacrali (in corrispondenza del bacino, quindi, non davanti come nel W-Dragon) che conferisce a questo animale un profilo caratteristico. Naturalmente questa convessità potrebbe essere stata ricoperta in vita da tessuti molli, e quindi non visibile all’occhio.

Il modello W-Dragon è sufficientemente emaciato per percepire al tatto la forma della scapola. L’unica scapola nota di Giganotosaurus è incompleta e, nonostante questo sia menzionato nel paper, è stata memeticamente interpretata come la reale morfologia di Giganotosaurus nelle prime ricostruzioni. Una volta compreso l’errore, negli ultimi anni si sono viste ricostruzioni basate su quella di Acrocanthosaurus. La recente scoperta di Meraxes, che è più vicino a Giganotosaurus rispetto ad Acrocanthosaurus, ha rimesso in discussione questa ricostruzione: Meraxes e Acrocanthosaurus sono comparabili quanto a dimensioni, ma il primo ha una scapola lunga 76 cm, rispetto al metro del secondo. Sembra dunque che effettivamente i Carcharodontosauridae più derivati avessero spalle più piccole rispetto ad Acrocanthosaurus. Il modello PNSO è meno emaciato, ma un paragone con l’Acrocanthosaurus dello stesso brand mostra che probabilmente è stata utilizzato come base Meraxes.

Altra differenza tra lo scheletro appendicolare dei due modelli è l’arto anteriore. Il modello W-Dragon presenta zampe modellate su quelle di altri Allosauroidea come Acrocanthosaurus e Allosaurus, e in effetti il montaggio su cui è basato poteva dirsi plausibile per il periodo in cui è stato realizzato, tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000. La scoperta di Meraxes ha però di nuovo cambiato le cose: il nuovo Carcharodontosauridae presenta arti anteriori davvero ridotti (il paper li paragona a quelli di Tarbosaurus), e il modello PNSO riflette questa concezione, con delle zampette di cui Tyrannosaurus poteva non essere invidioso. Ricordiamo che comunque, per quanto ridotti, sia gli arti anteriori dei Tyrannosauridae sia quelli dei Carcharodontosauridae restavano pienamente funzionali e non erano atrofizzati, al contrario di quelli degli Abelisauridae. Sia il modello in-game sia la concept art di Dino Crisis 2 mostrano un Giganotosaurus con solo due dita nell’arto anteriore: per quanto ne sappiamo, si tratta di una svista, dato che tutti i Carcharodontosauridae noti hanno tre dita e quindi è più probabile che così fosse anche per Giganotosaurus. Curiosamente, invece, nelle cutscene ha tre dita.

La caratteristica più sorprendente di Meraxes è la presenza di un unguale (la falange che porta l’artiglio) ipertrofico (ingrandito) sul secondo dito del piede – lo stesso che nei Dromaeosauridae presenta il famoso artiglio a falce – che misura un terzo in più dell’unguale del dito centrale e in più il lato inferiore è affilato e non arrotondato come negli altri. Non è ancora stato pubblicato nulla sulla possibile funzione di quest’artiglio, ma dato che non conosciamo gli unguali di altri Carcharodontosauridae derivati, con l’eccezione di Tyrannotitan che presenta un unguale attribuito al secondo dito (Canale, Novas & Pol, 2015), dalla morfologia più classica, anche se non è chiaro se appartenga davvero al secondo dito (Novas et al. 2005), è presumibile che anche Giganotosaurus avesse artigli del genere. La scoperta è successiva al modello W-Dragon, o dubito che si sarebbero lasciati sfuggire l’opportunità di includerla, considerato l’elevato grado di “figaggine” che dà all’animale (“Il dinosauro karateka che uccideva a calci il T-Rex!!11”). Manca anche nel modello PNSO, ma qui la scelta è stata data probabilmente dal voler essere il più conservativi possibile.

Sul cranio del Giganotosaurus PNSO ci sono le grandi squame a forma di placche (o si tratta di pelle cheratinizzata che si è crepata, come nei moderni coccodrilli?) resa comune dal paper di su Daspletosaurus horneri. Tuttavia la descrizione di Meraxes mostra che l’area che circonda la narice esterna è relativamente liscia, e a differenza di quanto mostrato nel modello avrebbe potuto essere coperta da pelle liscia (un po’ come nelle illustrazioni di Luis V. Rey). Il resto del corpo è coperto dalla fine grana di squame ormai standard per i teropodi PNSO; in questo caso basata su Allosaurus (non abbiamo impronte delle pelle di Giganotosaurus), che mostra granuli di 1-2 mm di diametro intervallati da forme più grandi, di circa 3 mm. Ovviamente, le dimensioni di queste squame nel modello sono state leggermente esagerate, altrimenti sarebbero state invisibili ad occhio nudo. Che è l’approccio scelto da W-Dragon, dove le squame sono presenti sul cranio e sugli arti posteriori, ma altrimenti sono sostituite da una pelle profondamente incisa, vagamente simile a quella di un pachiderma moderno. Strutture simili a grosse squame o osteodermi corrono in file lungo il dorso del modello, che visto dall’alto ricorda vagamente una tartaruga liuto, da più grandi sul collo fino a sparire all’altezza del bacino. Nessuna prova di qualcosa di simile in Giganotosaurus, si tratta di un altro espediente per renderlo più impressionante.

Un tratto unico del Giganotosaurus W-Dragon è la presenza di un occhio destro cieco: è infatti bianco e circondato da cicatrici, mentre quello sinistro è di un verde acceso. Anche qui, si tratta di un rimando a Dino Crisis 2 (il Giganotosaurus del gioco rimane cieco dopo l’esplosione del missile contenuto all’interno del silo dove si è rifugiata Regina. Nonostante i fossili ci restituiscano un immagine di dinosauri che spesso restavano feriti nel corso della loro vita, sono pochi i modelli a mostrare patologie (un altro esempio è il Parasaurolophus PNSO), quindi questa è una nota interessante da parte di W-Dragon.

Fonte

Le riproduzioni di animali bipedi hanno cronicamente problemi a stare in equilibrio, per via della tendenza del PVC a piegarsi sotto il peso del modello. W-Dragon e PNSO hanno adottato due diverse soluzioni a questo problema. PNSO ha incluso all’interno della confezione il suo ormai classico stand di plastica trasparente, il cui uso è caldamente consigliato se si intende esporre il Giganotosaurus a lungo. W-Dragon, invece, usa la più consueta soluzione della base, che va ad innestarsi con un perno in un foro sotto il piede destro. Da notare che in questo caso la base non è necessaria per mantenere in piedi il modello, visto l’innovativo uso di un materiale più rigido per gli arti posteriori che ne previene la deformazione.

Due diversi approcci per prevenire la caduta dei modelli!

Questi due modelli offrono un approccio completamente opposto alla ricostruzione di Giganotosaurus, ma entrambi possono rappresentare ciò che un collezionista cerca: un animale in linea con le attuali conoscenze paleontologiche nel PNSO o una riproduzione amarcord del Giganotosaurus di Dino Crisis 2, per quelli che l’hanno giocato venti e passa anni fa.

Bibliografia:

Calvo J.O., Coria R.A. (1998). New specimen of Giganotosaurus carolinii (Coria & Salgado, 1995), supports it as the largest theropod ever found. Gaia. 15:117–122.

Canale J.I., Apesteguía S., Gallina P.A., Mitchell J., Smith, N.D., Cullen T.M., Shinya A., Haluza A., Gianechini, F.A., Makovicky P.J. (2022) New giant carnivorous dinosaur reveals convergent evolutionary trends in theropod arm reduction. Current Biology. 32 (14): 3195–3202.e5.

Carr T.D., Varricchio D.J., Sedlmayr J.C., Roberts E.M., Moore J.R. (2017) A new tyrannosaur with evidence for anagenesis and crocodile-like facial sensory system. Scientific Reports. 7: 44942.

Coria R.A., Salgado L. (1995) A new giant carnivorous dinosaur from the Cretaceous of Patagonia. Nature. 377 (6546): 224–226.

Currie P.J., Carpenter K. (2000) A new specimen of Acrocanthosaurus atokensis (Theropoda, Dinosauria) from the Lower Cretaceous Antlers Formation (Lower Cretaceous, Aptian) of Oklahoma, USA. Geodiversitas. 22 (2): 207–246

Hendrickx C.; Bell P.R., Pittman M., Milner A.R.C., Cuesta E., O’Connor J., Loewen M., Currie P.J., Mateus O., Kaye T.G., Delcourt R. (2022). Morphology and distribution of scales, dermal ossifications, and other non-feather integumentary structures in non-avialan theropod dinosaurs. Biological Reviews. 97 (3): 960–1004

Si ringraziano il dott. Damiano Palombi e gli utenti @mapapr, @spinoinwonderland e @randomdinos del server Discord “Theropoda 2.0” per le informazioni usate in questa recensione.

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