ZHUCHENGTYRANNUS (PNSO, 2022)

Share on:

Non bisognava aspettare la pubblicazione che divide Tyrannosaurus in tre specie per avere tre tirannosauri giganti. È dal 2011 che a fare compagnia al re delle lucertole tiranne e a Tarbosaurus, fino ad allora l’unica controparte asiatica, si è aggiunto Zhuchengtyrannus magnus, il grande tiranno di Zhucheng! La scoperta non deflagrò tra il grande pubblico come ci si sarebbe potuto aspettare, forse perché fu diffusa il primo aprile e molti pensarono che si trattasse di uno scherzo. Nello studio che istituisce questo animale sono descritte solo due ossa del cranio, un mascellare e un dentale, ma bastano loro per capire che questo dinosauro aveva dimensioni simili a quelle di Tarbosaurus e poco inferiori alle massime del cugino nordamericano.

Three Kings By Dontknowwhattodraw94 on Deviantart

Anche se è possibile che Zhuchengtyrannus e Tarbosaurus convivessero è praticamente certo che i due fossero due specie ben distinte grazie alle differenze che si notano confrontando i resti ritrovati. Può far strano che due tirannosauri molto simili condividessero lo stesso habitat, ma anche oggi in India ci sono sia  leoni che tigri, e in passato le aree di sovrapposizione erano anche maggiori prima che l’uomo decimasse questi due grandi felini.

Le caratteristiche che distinguono Zhuchengtyrannus da tutti gli altri tirannosauri sono due, entrambe presenti nell’osso mascellare: una mensola nella parte anteriore dell’osso e un incavo a livello della finestra del mascellare. Quindi nulla di distinguibile in un animale vivo e non rappresentabili nel modello che ora andremo ad analizzare.

Lu Xiong (d’ora in avanti solo Lu per semplicità) è il primo teropode del 2022 della linea Prehistoric animal models. Il packaging è il classico di Pnso per questa serie. Quindi scatolo non troppo voluminoso, blister di plastica che alloggia il modello, trespolo per garantire la stabilità, poster con immagine artistica dell’animale in questione e libretto informativo. Questi opuscoli col passare del tempo stanno diventando sempre più ricco di contenuti, il che è sicuramente un bene.

La prima cosa che molti collezionisti avranno pensato non appena Lu è stato annunciato è che finalmente potevano avere un Tyrannosaurus PNSO relativamente economico se paragonato a Wilson o Andrea. E stavolta ci siamo. Mentre il Tarbosaurus della stessa linea era chiaramente un altro animale, in questo caso non c’è davvero nulla che ad una prima occhiata possa far dire che quello che si ha davanti non sia un T. rex, se non al massimo le dimensioni leggermente più contenute rispetto ai veri Tyrannosaurus della PNSO. Perfino la colorazione delle foto promozionali richiamava tantissimo il rex di Walking With Dinosaurs. Quindi se qualcuno volesse acquistarlo con quest’idea in mente non sbaglierebbe, anzi.

Questo non vuol dire che questo modello sia “solo” un T. rex sotto copertura. Purtroppo dai resti fossili a disposizione non c’è nessuna caratteristica in particolare che permette di distinguere chiaramente in una rappresentazione in vivo Zhuchengtyrannus da altri tirannosauri. Lo stesso Dave Hone, il primo autore dell’articolo che istituisce il genere, scrive che sono stati trovati altri resti nella zona che si possono attribuire ad un qualche grande tirannosauro, ma non hanno caratteristiche distintive per essere più precisi di così. Quindi non si può fare una colpa a PNSO se Lu sia “troppo” simile ad un Tyrannosaurus, semplicemente si sono attenuti al materiale che c’è a disposizione. D’altronde, riprendendo l’esempio di prima di tigri e leoni, se si avessero a disposizione solo gli scheletri senza aver mai visto il loro aspetto in vita penso che nessuno potrebbe mai immaginare quanto appaiano sorprendentemente diversi.

Non potendo puntare all’anatomia per rendere caratteristico questo modello PNSO ha lavorato molto sul resto senza però snaturare il suo classico approccio. La posa ritrae il dinosauro mentre cammina ma stavolta l’animale è in procinto di scaricare il peso sulla zampa posta in avanti, mentre la massa è ancora ben caricata sull’arto posto dietro. La posizione del piede sinistro è impeccabile e particolarmente difficile da rendere bene sia in un disegno che in tre dimensioni, sembra presa da un fermo immagine della camminata di un grande uccello corridore. La distanza tra i due piedi è molto contenuta, più che marciare a grandi falcate pare che il predatore si stia avvicinando con circospezione alla sua preda. Personalmente apprezzo parecchio questa scelta innovativa, fa risaltare il modello tra gli altri PNSO. Senza contare che la resa dei piedi è perfetta. Forma, proporzioni, squame, unghie e cuscinetti sotto la pianta sono un ottimo connubio tra i dati paleontologici ed estetica degli uccelli attuali. Solo la colorazione è un po’ carente in quest’area. In particolare è discutibile l’aver colorato le unghie con la stessa tinta di verde scuro usata per il resto della zampa.

L’aspetto degli arti posteriori e della muscolatura in generale è migliorata rispetto al Tarbosaurus. Lu è sì voluminoso ma non trasmette l’idea di un culturista. La massa muscolare non è ben definita, le forme sono addolcite da quello che in vita doveva essere tessuto connettivo sottocutaneo e il risultato è una ricostruzione più fotorealistica. Altra differenza è che lo Zhuchengtyrannus è più alto del Tarbosaurus. Questo non dipende solo dalla posa, in un video esplicativo sulla realizzazione del modello Zhao Chuang, l’autore, spiega che ci sarebbero dei resti fossili delle gambe di Zhuchengtyrannus che in proporzione sarebbero state più lunghe rispetto agli altri due tirannosauri giganti. Purtroppo nessun articolo scientifico parla nello specifico di questo ritrovamento quindi non possiamo verificare questa affermazione. Tuttavia non è improbabile che una ditta cinese come la PNSO possa aver avuto modo di accedere a fossili scavati in quello stesso stato, magari ancora in preparazione o in studio e non ancora pubblicati. Questo farebbe guadagnare punti all’accuratezza scientifica del modello.

La coda è molto buona. È ben proporzionata e soprattutto ha una larghezza adeguata sia alla base che proseguendo verso la punta. Un solco orizzontale la percorre per tutta la lunghezza e divide il muscolo lunghissimo, sopra, dai caudofemorali, sotto. La curvatura che si fa più accentuata verso la fine crea un bell’andamento sinuoso col resto del corpo rendendo bene il movimento del dinosauro. Alla base e ventralmente non poteva mancare la cloaca, resa più evidente da un arancio più acceso nella colorazione. Per quanto magari non sia proprio tra le priorità di un appassionato, anche questo aspetto della ricostruzione potrebbe essere in linea con le conoscenze scientifiche visto che nello studio della cloaca di Psittacosaurus è spiegato che quell’area del corpo presentava maggiori tracce di melanina, il pigmento che rende scura la pelle. Nella colorazione del resto della coda torna il classico motivo a bande abusato da PNSO ma stavolta non continua nel corpo e quindi è meno monotono.

C’è poco da dire su corpo e braccia. Rientrano perfettamente negli standard dei tirannosauri. Il torso è ampio e voluminoso e si stringe giusto prima del bacino. Gli arti anteriori sono brevi con le classiche due dita ma comunque più lunghi di quelli di Tarbosaurus che in proporzione li aveva più corti di tutti gli altri tirannosauri. La colorazione non è male, la base è tra il giallo e il verde chiaro ed è più presente nella parte bassa del corpo e della coda, su dorso e zampe c’è un verde più scuro e le zone di transizione sono di un marrone che va nell’arancio. Solo sulle mani la vernice è stata stesa in modo grossolano. Il colore copre male la parte esterna di unghie e dita, mentre l’interno non è stato colorato. Si tratta di un dettaglio non particolarmente grave, diamine stiano parlando delle dita della mano di un tirannosauro, ma stona soprattutto rispetto alla cura che si nota per altre parti, la testa in particolare.

E quindi veniamo alla testa. La forma di quella di Lu è molto più simile a quella di Tyrannosaurus che di Tarbosaurus, molto larga, soprattutto nella parte posteriore. Dai dati a nostra disposizione, le due ossa ufficialmente descritte, non possiamo sapere se è giusto oppure no. In base alle analisi filogenetiche più recenti Zhuchengtyrannus è ugualmente imparentato con gli altri due tirannosauri giganti. La testa di T. rex è particolare anche per gli standard dei tirannosauri e ciò potrebbe far protendere verso qualcosa più simile a Tarbosaurus o Daspletosaurus per Zhuchengtyrannus. D’altro canto lo scheletro nel Geological museum of China usa il cranio di Tyrannosaurus per completare il puzzle e nulla vieta di pensare che come per le gambe ci siano altri fossili non descritti che risolvano il dilemma che però sono ancora ignote al grande pubblico. Per il momento quindi prendiamo per buona questa ricostruzione, di certo siamo nei limiti del possibile.

A livello artistico la resa è ottima soprattutto a bocca chiusa. Molto belle le corna arancioni sugli occhi e quelle verdi centrali. Anche le grosse squame in stile coccodrillo e la transizione alle altre più piccole e fitte è resa bene sia a livello di scultura che pittura. Non c’è schrinkwrapping e gli occhi sono ben centrati dando in vista frontale un’ottima visione binoculare. La testa si continua nel collo, corto ed estremamente massiccio senza alcuna sutura particolarmente evidente. L’articolazione della mandibola a bocca chiusa è esteticamente migliorata rispetto a Tarbosaurus e anche i muscoli preposti a serrare la bocca stavolta non sono stati estremamente sacrificati per consentire il movimento. Unico piccolo neo è la presenza di un leggero overbite.

A bocca aperta l’aspetto è altrettanto buono. L’interno è estremamente dettagliato tra coane e pieghe della pelle. C’è solo un problemino nel punto dove il palato si congiunge con la parte posteriore della bocca. Qui tra le due parti c’è un piccolo gradino leggermente antiestetico.

Infine è doveroso sottolineare come anche la resa della pelle e delle squame in Lu sia migliorata ulteriormente rispetto al Tarbosaurus PNSO e anche stavolta i pattern rispecchiano le indicazioni date dai fossili negli altri generi affini. Inutile soffermarsi su labbra e mancanza di piume, la linea seguita da questa ditta per i grandi teropodi ormai è chiara, bocca da coccodrillo e niente piume salvo prove dirette che testimonino il contrario. È una scelta che può piacere o meno, ma nulla conferma o contraddice in maniera sicura questa linea di pensiero.

Non possiamo che concludere consigliando vivamente questo modello. Ovviamente se si vuole uno Zhuchengtyrannus in collezione non c’è molta alternativa, ma funziona perfettamente anche da sostituto per Tyrannosaurus. Il livello di qualità, le dimensioni perfettamente in scala 1:35, la posa e il prezzo non eccessivamente elevato visto che fa parte della linea Prehistoric animal lo rendono un vero e proprio must have sia per i fan dei tirannosauri che anche per chi semplicemente collezione dinosauri.

Disponibile su Amazon.com e Aliexpress.

Previous

PNSO ACROCANTHOSAURUS: immagini e link d’acquisto

PNSO SINRAPTOR: immagini e link d’acquisto

Next

Lascia un commento