TRICERATOPS (EOFAUNA) 2021

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Triceratops è senza dubbio uno dei dinosauri più famosi di sempre. Se Tyrannosaurus è il teropode per antonomasia, lui è la sua arcinemesi. La loro rivalità si potrebbe definire topos della paleoarte e sebbene sia stato già di per sé un animale straordinario, questa suo status non ha fatto altro che aumentarne la popolarità. Questa formula ha funzionato così bene che anche oggi sia nei film che negli articoli giornalistici il T. rex diventa come una sorta di unità di misura per stabilire quanto grande, forte, antico, cattivo, e l’elenco potrebbe essere ancora lungo, quel nuovo dinosauro sia.

Ma insomma, la nostra faccia con tre corni è il classico e come dicono in un certo film “Non si batte il classico”. O meglio, lo è per la stragrande maggioranza degli appassionati. A ben vedere sebbene sia la prima cosa a cui si pensa quando si evoca l’immagine di un ceratopside, molti dei suoi parenti sono decisamente più accattivanti con quei collari dalle forme più varie, pieni di spine e orpelli.

Crani assortiti di ceratopsidi al Museo di Storia Naturale dello Utah

Triceratops è essenziale. Il collare è corto per essere un chasmosaurino, dal contorno quasi liscio e vagamente circolare. Addirittura le ossa epiparietali, i triangolini che si vedono adornare il cranio in alcune ricostruzioni, erano riassorbite durante la crescita. Perfino le enormi finestre che servivano agli altri ceratopsidi da alleggerimento erano assenti in Triceratops. Insomma l’evoluzione ha plasmato questi animali per avere uno scudo spartano, certamente in senso figurato ma con non troppa fantasia anche da un punto di vista concreto. D’altronde quando ti ritrovi a convivere con un enorme predatore dal morso spacca-ossa avere una difesa solida e compatta è sicuramente un buon inizio.

Quasi subito dopo l’istituzione del genere, poco prima del ‘900, i paleontologi si sono sbizzarriti a coniare nuove specie da ascrivervi. Da un certo punto di vista non li si può biasimare, col tempo si è scoperto che il cranio di questi animali cambiava drasticamente durante la crescita tant’è che in passato il famoso paleontologo Jack Horner è arrivato addirittura ad ipotizzare che il genere affine Torosaurus potesse essere in realtà una forma particolarmente matura di Triceratops. Oggi abbiamo due specie sicure: T. horridus e T. prorsus entrambe istituite da Marsh, mentre Torosaurus continua ad essere considerato un genere distinto. Queste due specie vivevano negli stessi luoghi ma in periodi diversi, infatti mentre horridus si trova nei sedimenti più antichi della Hell Creeck Formation, prorsus è rinvenuto in quelli più recenti. Tra i due c’è un intervallo di due milioni di anni. Per distinguere l’uno dall’altro basta controllare le corna. In horridus il corno nasale è relativamente più corto che in prorsus, mentre avviene il contrario per le due grandi sopraorbitarie.

E allora Eofauna con questo modello quale delle due specie ha voluto ritrarre? La risposta è sorprendentemente nessuna. Visto che il mercato è pieno, se non strabordante di modelli di Triceratops, anche se a dire il vero la maggior parte sono horridus ma non perdiamoci in ulteriori digressioni, questa ditta è riuscita a conciliare il voler riprodurre un animale estremamente famoso ma in una sua forma inedita e quindi in grado di attirare la curiosità degli acquirenti. Come si è detto poc’anzi tra le due specie di Triceratops valide intercorrono due milioni di anni, tempo durante il quale con tutta probabilità dalla morfologia della prima si è passati a quella dell’altra. In teoria quindi cercando tra le rocce con un’età intermedia si dovrebbero trovare animali con caratteristiche intermedie, e infatti così è stato. Tra questi resti spiccano quelli di MOR 3027, diventati più famosi al grande pubblico come Yoshi’s Trike, in onore dello scopritore. È lapalissiano dire che questo individuo non è classificabile a livello specifico. Ed è proprio MOR 3027 l’esemplare usato come riferimento da Eofauna per il modello.

Il Packaging è molto scarno, ma considerando che con ogni probabilità sarebbe buttato o messo in un angolo a prendere la polvere non è necessariamente un male. Anche se non c’è una scatola le corna e il collare sono protetti da una “mascherina” in plastica che evita che possano graffiarsi o deformarsi. Da un laccetto legato ad un braccio pendono poi un fogliettino con alcune informazioni su Triceratops e MOR 3027, con tanto di piccola ricostruzione scheletrica, e una carta da gioco con una serie di statistiche. Sulla card troneggia l’artwork dedicato a questo modello che mostra entrambe le variante di colorazione prodotte da Eofauna: dominant e cryptic. Nello specifico il protagonista di questa recensione è un cryptic (e così verrà chiamato d’ora in avanti NDR), tuttavia visto che non ci sono altre differenze se non la livrea sarà tutto valido anche per il dominant.

Cryptic è lungo 24 cm, o meglio questa sarebbe la sue lunghezza in posa neutra. Utilizzando la scala 1:35 riportata nel foglietto informativo si otterrebbe un animale di 8,40 metri. Dimensioni perfettamente in linea con gli 8,3 metri segnati sulla card. Questa è un’ottima notizia per chi ci tiene a collezionare riproduzioni nella stessa scala visto che è quella utilizzata per la maggior parte dei modelli, soprattutto quelli di miglior fattura. A voler essere veramente pignoli andrebbe detto che in realtà Yoshi’s Trike era un animale subadulto e non raggiungeva neanche lontanamente questa stazza. Non essendo ancora stato studiato non ci sono ancora misure ufficiali, ma orientativamente si parla di poco più di sei metri. Inoltre, se restiamo sempre nell’ambito degli scheletri relativamente completi quello più grande finora scoperto “Big John” non raggiunge neanche i sette metri e mezzo. Questo non vuol dire che Triceratops più grandi non siano potuti esistere, ma semplicemente che queste stime al rialzo, quelle più generose parlano anche di nove metri, sono basate su esemplari decisamente più incompleti e non vanno prese per oro colato. Curioso che proprio i frammenti presumibilmente appartenenti all’esemplare più grande di sempre UCMP 128561 provengano esattamente dello stesso livello nella Hell Creek Formation dal quale proviene MOR 3027.

Tornando a Cryptic è arrivato il momento di soffermarci sulla posa scelta. Anche stavolta l’icona da dinosauro battagliero è rispettata pienamente. Come si è detto nell’introduzione Triceratops è nell’immaginario comune qualcosa di più di un normale animale. L’eterna lotta contro il suo tirannico rivale ha fatto sì che nella maggior parte delle raffigurazioni questo genere sia ritratto in un atteggiamento intimidatorio con il becco spalancato e pronto a vender cara la pelle. Ne sono un esempio i modelli Collecta e Safari. Capita che pose simili siano utilizzate anche per altri ceratopsidi ma lì abbondano anche interpretazioni più neutre con l’animale ritratto mentre cammina o sta pascolando. Eofauna va ancora un po’ più in là in questa glorificazione dello spirito battagliero.

La testa è sollevata verso l’alto e ruotata verso destra con la bocca spalancata, Cryptic sta palesemente cercando di spaventare un altro animale, che sia un altro Triceratops o un predatore poco importa. Gli arti anteriori sono piantati a terra e sembrano pronti a scattare come due molle per far balzare l’animale in avanti. Il fatto che le braccia non siano colonnari come in un sauropode ma leggermente divaricate è perfettamente in linea con l’interpretazione vigente sulla postura dei ceratopsidi, stessa cosa dicasi per le dita delle mani che non sono rivolte in avanti ma ruotate verso l’esterno. Il gap creato tra la testa proiettata verso l’alto e gli arti puntati all’indietro mette in risalto le spalle, normalmente oscurate dal collare, che protrudono rendendo l’animale ancora più minaccioso e massiccio. Collo, corpo e coda creano un’unica armonica curva verso destra e verso l’alto, sembra quasi possibile vedere delle linee energetiche che partendo dalla coda salgono e vanno a concentrarsi sulla punta delle enormi corna sopraorbitarie. Gli arti posteriori aumentano ancora di più il dinamismo, infatti mentre davanti l’azione è imminente dietro è già iniziata. La gamba destra ben ancorata al suolo sta facendo avanzare l’animale. La sinistra è stata da poco sollevata e sta compiendo un’ampia falcata che asseconda la rotazione verso destra. Se in una foto venissero mostrati solamente i due quarti posteriori si potrebbe senza dubbio immaginare che l’animale stia “galoppando”. Quindi che dire, una posa estremamente dinamica. Sarebbe impossibile fare di meglio senza l’ausilio di una base o un sostegno che permettano di mantenere sospeso il modello. Come detto prima l’idea di base non è nuova, ma come sia stata resa fa sì che non si possa non fare un plauso per il lavoro svolto. Arriveranno in futuro Triceratops più rilassati, magari che riposano stesi per terra “Ma NON È QUESTO IL GIORNO!”

Ed ora è tutto pronto per fare pelo e contropelo, anzi, squama e controsquama all’anatomia di Cryptic.

Partiamo proprio dalla pelle. Per una volta c’è poco da speculare, non solo sono state ritrovate molte impronte di pelle di ceratopsidi, ma sono anche porzioni parecchio estese e soprattutto molti reperti sono proprio di Triceratops. Quindi possiamo affermare con una certa confidenza che il dinosauro in vita non dovesse essere troppo dissimile da quanto vediamo sul modello: grosse squame poligonali sul dorso dell’animale intervallate da altre leggermente più grandi e sporgenti, come dei noduli, distribuite in maniera casuale e abbastanza rada. Si specula da tempo che queste squame non piatte in realtà potessero essere la base di strutture simili a spine, purtroppo al momento non si hanno prove a riguardo e perfino la pelle preservata per quanto famosa anche in ambito non accademico non è stata mai soggetta di uno studio scientifico vero e proprio. Spostandosi ad una vista ventrale è possibile subito notare che la forma delle squame è differente, grossolanamente rettangolare, non troppo dissimile da quella che si può vedere sulla pancia dei coccodrilli. Anche in questo caso la ricostruzione è perfettamente supportata dai resti fossili. Del tegumento sulle altre parti, quindi coda, zampe e testa, non abbiamo impronte fossili. Il pattern utilizzato, squame via via più piccole andando verso le estremità, non stona e anzi si integra perfettamente con quello presente sul corpo.

Una menzione a parte va fatta per la testa. Tutto il cranio ha una superficie molto diversa. Liscia su becco e corna e più grossolana sulla restante parte del muso. Questa scelta estetica fa pensare ad una pelle ricoperta da uno strato fortemente cheratinizzato. In corrispondenza delle narici ossee ci sono una serie di solchi più pronunciati, probabilmente qui si è voluto rappresentare una pelle liscia o dalle squame molto piccole che giustamente non sono distinguibili in questa scala. Quest’ultima scelta è ulteriormente valorizzata dalla colorazione più accesa nella variante cryptic. Il cranio dei ceratopsidi, e di Triceratops in particolare, in questo punto presenta infatti una enorme cavità. Si è speculato che qui in vita potessero essere alloggiati tessuti carnosi che almeno in parte potevano essere insufflati durante la respirazione e che facevano da parete esterna per le cavità nasali. Ovviamente questo spazio privo di osso serviva anche ad alleggerire l’enorme cranio. Forse l’unica cosa a livello cutaneo che potrebbe essere criticata è la scelta di inserire le squame anche sul collare. In base ad uno studio di Horner and Marshall del 2002 la superficie del collare, anche nella sua porzione posteriore, ha le stesse caratteristiche di rugosità riscontrate anche sulle corna ossee. Ora si sa per certo che in vita la porzione ossea del corno è ricoperta da un astuccio in cheratina che generalmente non si preserva con la fossilizzazione. Se tanto mi dà tanto questa cheratina doveva quindi continuare senza interruzione dalle corna fino alla parte posteriore del collare dell’animale. L’ideale sarebbe stato rendere tutta questa porzione della testa liscia con dei solchi nelle porzioni di discontinuità. Un esempio di tale approccio lo si può vedere nel Triceratops della linea “Beasts of the Mesozoic”.

Rimaniamo sul cranio considerandolo stavolta nella sua interezza. La forma rispecchia più che bene ciò che ci dice il record fossile. Sebbene Yoshi’s Trike fosse ancora un subadulto la testa non differiva particolarmente da quanto si osserva negli esemplari più maturi, le trasformazioni più radicali della crescita ormai erano già avvenute. Stupisce sempre l’attenzione per i dettagli che ha Eofauna. Nella bocca si intravedono sia i denti che le coane. Il foro della narice è posizionato correttamente sulla punta del muso e sono ben visibili anche i fori auricolari. Il collare ha la giusta forma ma sul bordo si intravedono le ossa epiparietali ormai quasi completamente riassorbite. Nella ricostruzione dello scheletro di Yoshi’s Trike non sono presenti, inoltre in teoria negli esemplari pienamente maturi, come quello che dovrebbe rappresentare Cryptic, queste dovrebbero essere completamente assenti. Non è possibile quindi giustificarle se non speculando che sebbene l’osso ormai sia diventato tutt’uno con il resto del collare l’eventuale cheratina sovrastante sia rimasta a “decorazione”. Le corna sopraorbitarie hanno forma e inclinazioni giuste. Non rispecchiano perfettamente quelle del fossile, ma vale la stessa considerazione di prima, ovvero che Cryptic dovrebbe essere un adulto pienamente cresciuto e non un subadulto, inoltre alla parte ossea andrebbe sempre aggiunto l’astuccio cheratinoso menzionato precedentemente. Di conseguenza è più che giusto che le corna siano leggermente più curve e imponenti rispetto a MOR 3027 e anzi, volendo si sarebbe potuto osare ancora di più. Ricordiamo che questo fossile ha le corna più lunghe mai scoperte fin ora in Triceratops, ben 115 cm, e il fatto che dovesse ancora crescere fa capire quanto potessero essere maestose in un animale di otto o nove metri. Per quanto sia meno appariscente è d’uopo soffermarci anche sul piccolo corno nasale. La forma e l’inclinazione non rispecchiano per nulla quello che si vede nella ricostruzione di Yoshi’s Trike esposta che tuttavia è solo una interpretazione. Dal colore degli elementi scheletrici in mostra si evince che questa porzione del cranio non è stata ritrovata. Tuttavia Eofauna non ha fatto una scelta a caso, ma ha probabilmente usato come base UCMP 128561, ovvero proprio quell’altro esemplare estremamente frammentario di cui abbiamo parlato. Questo infatti è perfetto per completare il puzzle visto che era sicuramente un animale pienamente adulto che viveva nello stesso luogo e nello stesso periodo di Yoshi’s Trike e, ironia della sorte, tra i pochi frammenti ritrovati ci sta proprio il corno nasale che forma quasi un angolo retto con il “becco”. Completiamo l’analisi della testa soffermandoci sulle guance. Sono praticamente assenti e al momento pare che questo sia il trend più seguito nelle ricostruzioni. A livello di inserzioni scheletriche nulla ci dice che possa essere sbagliato e anche la Pnso ha adottato lo stesso approccio per il loro ultimo Triceratops.

La testa è collegata al corpo da un collo estremamente muscoloso e voluminoso. Se si potesse eliminare il collare osseo visto di profilo sembrerebbe la naturale prosecuzione del capo. Ciò rispecchia perfettamente le nostre conoscenze attuali. D’altronde è quasi scontato che un cranio così pesante dovesse essere sorretto da un collo sufficientemente forte. Inoltre segni di morsi sul retro dei collari fossili scoperti fa pensare che probabilmente questa potesse essere una delle parti più appetibili per i Tyrannosaurus che se ne cibavano proprio per la voluminosa muscolatura lì presente.

Il corpo è enorme, un vero e proprio barilotto di fermentazione. La forma è corretta sia in vista laterale che dall’alto. La schiena forma una curva che ha il suo punto più alto poco prima dell’inizio degli arti posteriori con la parte del sacro che non è orizzontale come negli ornitopodi ma continua questa forma ad arco fino a confluire nella coda. Dall’alto invece si nota come il busto si faccia via, via più voluminoso fino ad arrivare alla fine del torace da dove poi si restringe per lasciare spazio alle cosce. Ovviamente nessun elemento scheletrico è visibile e si intravede a mala pena dove dovrebbero essere posizionate le scapole perché in quel punto c’è una leggera sporgenza. Alla base della coda è scolpita l’apertura cloacale.

Parlando di coda questa sembra corta e sproporzionata rispetto al resto dell’animale, ma anche questo è corretto. I ceratopsidi più derivati erano quadrupedi obbligati, non avevano armi di offesa caudale come gli stegosauri o gli anchilosauri e non avevano nemmeno la necessità di bilanciare dei colli lunghissimi come i sauropodi. Di conseguenza un po’ come avviene nei mammiferi non necessitavano di una lunga coda che di conseguenza si è progressivamente accorciata durante la loro storia evolutiva. Forse, proprio ad essere pignoli, solo la base si sarebbe potuta fare leggermente più spessa.

Gli arti sono stati scolpiti seguendo i fossili e le piste di impronte. Spesso si vedono ceratopsidi con delle zampe simil elefante, ciò è assolutamente sbagliato. Si è già parlato della postura degli arti anteriori, qui ci limiteremo ad aggiungere che le proporzioni di braccio, avambraccio e zampa sono rispettate. Anche la mano è fedele, solo le estremità delle cinque dita toccano terra e sono disposte come a formare una sorta di semicerchio. Le prime tre sono più sviluppate e artigliate, le ultime due decisamente più piccole e prive di unghie. Gli arti posteriori, sebbene con proporzioni diverse, hanno un aspetto generale molto conservato tra i dinosauri e Triceratops non fa eccezione. Anche in questo caso Cryptic è fedele alla sua controparte fossile. La pianta del piede è completamente diversa dall’impronta lasciata dalla mano. Qui ci sono solo quattro dita ma hanno tutte dimensioni simili e sono tutte artigliate. Inoltre dietro alle dita un cuscinetto di tessuto faceva sì che quando il piede poggiava a terra non scaricasse il peso solo con la punta delle dita come avveniva nella mano.

Discorso colorazione. Eofauna non ha voluto sbizzarrirsi fino in fondo con le livree delle due varianti. Sia Dominant che Crypric sono per la maggior parte marroni con sfumature diverse in determinate parti del corpo. Solo la testa ha tinte più vivaci e diversificate. È stato detto che la colorazione Dominant prende più ispirazione dagli uccelli, mentre la Cryptic dai rettili. Inoltre sempre Eofauna ha riportato che in una sorta di loro canone i maschi che conquistano l’harem di femmine di un capobranco cambiano colorazione da Cryptic a Dominant, perciò non hanno voluto proporre due varianti profondamente diverse. Personalmente ho preferito Cryptic perché osa un po’ di più. Visto che i dinosauri con ogni probabilità distinguevano i colori molto meglio della maggior parte dei mammiferi odierni ha senso che avessero una maggiore varietà cromatica. Senza contare che proprio i Triceratops adulti, a maggior ragione che pare dovessero vivere in piccoli branchi, non dovevano fare particolare affidamento sul mimetismo per sopravvivere. Se c’era un dinosauro che in quel luogo e in quel tempo poteva permettersi il lusso di andare in giro con una bella livrea vivace doveva essere proprio lui. Anzi, un po’ come molto animali velenosi di oggi sono fin troppo vistosi perché ci tengono a farsi notare dato che la maggior parte dei predatori non oserebbe avvicinarsi proprio per la loro pericolosità, così ha senso pensare che dei Triceratops adulti andassero in giro con una sorta di grande segnale di pericolo addosso che indicava ai predatori “se ti avvicini troppo te le vieni a cercare”.

Più nello specifico Cryptic ha una sorta di countershading, corpo e coda sono di un marrone più scuro sul dorso, per poi passare a una tonalità più chiara sui fianchi e dopo una ancora più chiara su ventre e gola. Una sorta di gelato tre gusti cioccolato, caffè, nocciola. Il passaggio da un colore all’altro è abbastanza netto, ma c’è comunque una piccola area di transizione che rende il tutto più naturale. Le zampe sono colorate con una tonalità di celeste non particolarmente spessa che si va ad amalgamare in maniera stranamente piacevole al marrone sottostante. Un washing grigio-marrone fa ben risaltare qui e sul ventre la geometria delle squame. Le unghie sono tutte colorate.

Il pezzo forte è ovviamente il cranio. Mentre retro e bordo del collare sono dello stesso marrone del dorso, sul davanti è stato creato un pattern ad intreccio, come una sorta di ragnatela irregolare formata da macchie color salmone e linee ciano. Il risultato finale non è male, anche se personalmente avrei gradito di più qualcosa di più simmetrico e geometrico. Corna e becco sono completamente diversi, i classici grigi e beige usati per questi elementi cheratinosi. La parte interna della bocca è di un bel rosa carne lucido, stona però lo stacco netto tra la parte anteriore della mandibola che è dello stesso colore della porzione esterna del becco e il rosa delle mucose che parte però con una linea dritta subito prima della lingua. Infine è stato fatto un buon lavoro di precisione con occhi e denti ben centrati e senza sbavature.

È arrivato il momento di tirare le somme. Sicuramente questo di Eofauna è un ottimo prodotto. La sua unicità fa sì che anche se in collezione si dovessero avere altri Triceratops non apparirebbe come un semplice doppione, anzi per i più incalliti sarebbe bello metterlo tra un horridus e un prorsus in modo da mostrare la variabilità di questo genere nel tempo. Viste le dimensioni e la posa è anche perfetto da affiancare ad uno degli innumerevoli Tyrannosaurus presenti sul mercato. Infine, cosa non da poco il materiale plastico di cui è fatto lo rende particolarmente resistente, anche se viste le corna lunghe e sporgenti lo sconsiglierei in mano ad un bambino piccolo. Vista l’abbondanza di modellini di Triceratops qualcuno potrebbe non ritenerlo un must-have, ma la qualità, l’accuratezza scientifica e il prezzo non eccessivo lo rendono senza alcun dubbio molto consigliato. Insomma, se cercate una bella faccia tricornuta da mettere in collezione senza dover spendere un capitale questo potrebbe essere proprio il Triceratops che stavate cercando.

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