METRIACANTHOSAURUS (Mattel Hammond Collection, 2023)

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C’è una lunga lista di animali che fanno parte del cast di Jurassic Park, per così dire, per interposta persona: icone sulle mappe della Land Cruiser, ad esempio, oppure nomi su fogli volanti o simili. Metriacanthosaurus è uno di questi: il genere dell’allosauroide inglese compare su una delle fiale di embrioni rubate da Dennis Nedry (accanto ad un improbabile “Stegasaurus”). Metriacanthosaurus è stato ripreso nel finto sito di Jurassic World, ma senza mai apparire nei film. Un problema che Mattel non si è posta: Metriacanthosaurus ha fatto la sua apparizione già nella prima serie di “Roarivores” e la scultura è ricomparsa più volte sotto varie colorazioni. C’è stata anche una variante mini per le blind bags. Infine nel 2022 Mattel è stata annunciato che Metriacanthosaurus avrebbe fatto parte della Hammond Collection, una linea di qualità superiore rispetto alla standard.

Prima di tutto, una domanda lecita: che ci fa Metriacanthosaurus in Jurassic Park? Non c’erano dinosauri più interessanti di cui far rubare gli embrioni che un teropode incompleto e semisconosciuto anche ad un pubblico che ha dimestichezza con i dinosauri? La risposta va a ricercarsi in una delle opere che hanno costituito le fonti per Jurassic Park: Predatory Dinosaurs of the World di G. S. Paul. In questo monumentale libro, che fu enormemente influente all’epoca, Paul ha applicato i propri personali criteri di nomenclatura: in particolare, ha riunito alcuni generi di teropodi (da lui ritenuti essere megalosauridi) sotto il genere Metriacanthosaurus; tra questi teropodi c’era anche Yangchuanosaurus, che sembra essere tra i preferiti dell’autore tenendo conto di come è stato riprodotto in molte illustrazioni ed è la cover girl di Predatory Dinosaurs of the World. Quindi, probabilmente l’embrione rubato apparteneva non a Metriacanthosaurus, ma a Yangchuanosaurus.

Invece degli usuali plastic tray, con indicazioni di “try me!” per attirare i bambini, la maggiore serietà della Hammond Collection è indicata dalla confezione completamente chiusa, in cartoncino con una finestra di plastica trasparente per mostrare il modello. Il modello richiede un semplice assemblaggio, con la coda che dev’essere incastrata nell’apposito slot, operazione effettuabile senza particolari difficoltà e senza bisogno di ricorrere ad asciugacapelli o acqua calda. Essendo, nonostante la qualità superiore della linea Hammond Collection, comunque un prodotto Mattel, sarebbe impietoso andare a sottolineare i vari errori commessi nella ricostruzione. Non è un prodotto che offre un’immagine accurata di Metriacanthosaurus, né ne ha le pretese. Viceversa, può essere interessante evidenziare i punti di forza del modello Mattel, nonostante l’evidente stilizzazione.

Metriacanthosaurus, come accennato in precedenza, è un animale estremamente incompleto: è conosciuto essenzialmente per alcune vertebre, il bacino, i femori e frammenti dell’arto posteriore. Tuttavia, la sua somiglianza con Sinraptor è universalmente riconosciuta (Dan Folkes, che ne ha recentemente realizzato una ricostruzione scheletrica, nota come gli elementi di Metriacanthosaurus si incastrino bene in uno skeletal di Sinraptor, tranne che per alcune differenze nelle propozioni), quindi il teropode cinese può essere utilizzato come buona approssimazione. Il cranio del modello è riconoscibile come quello di Sinraptor, probabilmente grazie alle pregevoli illustrazioni di Csotonyi che hanno fatto da base. I Metriacanthosaurinae sono caratterizzati da peculiari proporzioni (vedere qui): non possedendo altri Hammond Collection, non saprei dire quanto questo sia ascrivibile al lavoro dello scultore e quanto un caso dovuto al riciclo di pezzi di modelli precedenti (un’abitudine frequente per Mattel), ma – con le lunghe zampe e la coda relativamente corta – il Metriacanthosaurus ricorda abbastanza la shiluette tipica del suo gruppo.

Il Metriacanthosaurus Mattel presente diciassette punti di articolazione. Degni di nota sono il collo, che permette di ruotare la testa in quasi ogni posizione, e il cranio: la mandibola si apre fino a circa 30° con la mascella che rimane immobile, a questo punto si solleva anche la mascella portando la bocca a spalancarsi di circa 70° – un riferimento all’impressionante apertura boccale degli Allosauroidea?

L’arto anteriore è probabilmente il punto più debole della figura: nel mio esemplare è estremamente lasso, inoltre l’articolazione presente solo alla spalla e tra omero e ulna e radio significa che gli arti anteriori sono costretti ad assumere la posa con la mano pronata rispetto all’avambraccio, frequentemente riprodotta nel secolo scorso e popolarizzata da Jurassic Park. Non capisco perché non articolare anche i polsi, come è stato fatto con il Ceratosaurus della stessa linea.

Gli arti posteriori sono articolati al bacino, tra il femore e la tibia, tra la tibia e il tarso e al piede, le cui dimensioni permettono alla figura di mantenersi stabile in pressoché qualunque posa (entro ragionevoli limiti).

La coda, infine, è di plastica flessibile e il fil di ferro che – presumibilmente: scusate, non ho intenzione di sacrificare il mio modello per verificare – contiene le permette si essere piegata in varie pose. Può anche essere ruotata, ma questo provoca un disallineamento delle strisce sulla schiena.

Molti si aspettavano, data l’assenza di qualsiasi riferimento all’aspetto di Metriacanthosaurus nei film di Jurassic Park, che il modello Hammond Collection avrebbe riprodotto la colorazione dell’illustrazione vista sul sito promozionale di Jurassic World (opera di Julius Csotonyi). Quando l’aspetto del modello è stato rivelato, però, è diventato chiaro che Mattel aveva optato per una colorazione originale, che risulta accattivante e ben applicata. A differenza della linea standard, questa volta è stata prestata attenzione a colorare tutti gli artigli (eccetto quello del primo dito del piede).

In conclusione, il Metriacanthosaurus Mattel riserva una piacevole sorpresa, rappresentando una ricostruzione esteticamente riconoscibile come l’animale in questione, pur nel design stilizzato di questo brand, unito alla notevole giocabilità che offre l’elevato numero di articolazioni.

Bibliografia:

Paul G.S. (1988) Predatory Dinosaurs of the World. Simon & Schuster, New York. 464 pp.

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