YUTYRANNUS (CREATIVE BEAST STUDIO, 2023)

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Yutyrannus rappresenta sicuramente una delle scoperte paleontologiche più notevoli degli anni ’10: un Tyrannosauroidae coperto di piume, dieci volte più grande del precedente record dimensionale in fatto di fossili di teropodi piumati. Non sorprende, dunque, che fosse uno dei modelli più richiesti quando David Silva ha annunciato la terza serie di Beasts of the Mesozoic, quella dedicata ai tirannosauri. Dopo più di un anno di attesa, finalmente questo modello è nelle nostre mani.

Lo Yutyrannus BOTM viene venduto in una confezione di cartone con finestra trasparente, che contiene il modello stesso (con la coda da assemblare al corpo), un paio intercambiabile di gambe, tre paia intercambiabili di piedi, i due pezzi che compongono la base, un foglio delle istruzioni e una card da collezionare.

Gamba destra mobile, piede destro, gamba sinistra fissa, basi e giunto di collegamento.

Se ci basiamo sulla concept art condivisa da David Silva (purtroppo Jacob Baardse, che si è occupato della scultura 3D, non ha mostrato l’intero modello digitale) lo Yutyrannus BOTM è basato sullo skeletal di GAT. Successivamente David Silva ha scolpito manualmente il piumaggio sul modello digitale stampato (vedi il nostro precedente articolo sulla lavorazione di questo modello). Proprio per via del piumaggio, Yutyrannus ha un modello unico rispetto agli altri Tyrannosauridae che usano il corpo 3 (con alcuni pezzi riciclati per Dryptosaurus), e questo ha ridotto la necessità di fare concessioni per via dei pezzi condivisi: Yutyrannus può somigliare superficialmente ad un Allosaurus coperto di piume, ma in realtà ha proporzioni uniche e fondamentalmente distinte, e il modello le riporta fedelmente: fate solo caso a quanto è grande la testa rispetto al corpo!

Per quanto riguarda la scultura, occorre fare una distinzione tra la testa e il resto del corpo: nelle aree libere dal piumaggio, il capo è rivestito da un fine lavoro di squame, ad eccezione della cresta nasale, lacrimale e postorbitale, che hanno invece un rivestimento di cheratina (dedotto dalle rugosità presenti nel fossile), mentre la fossa nasale sembra voglia rappresentare un’area di pelle nuda. Le squame su mani e piedi sono meno dettagliate, ma è anche vero che sono aree che catturano meno l’attenzione. Le proporzioni tra le falangi e il loro numero sono rispettate (anche se non avrebbe guastato allungare maggiormente gli artigli della mano, sembra che la cheratina aggiungesse almeno un 15% di lunghezza), e può sembrare cosa da poco, ma non è raro vederle sbagliate! Questo viene anche in aiuto anche durante l’assemblaggio, perché nelle istruzioni è indicato come il secondo dito del piede (che ha due falangi, unguale escluso) deve stare all’interno.

Date le articolazioni del modello, il piumaggio è piuttosto aderente al corpo, ma Silva si è premurato di scolpirlo di diverse lunghezze, con filamenti più lunghi lungo l’arto anteriore e sul retro del collo, dove appaiono anche più spessi, come se Yutyrannus stesse drizzando le piume per apparire più minaccioso – o qualcuno lo avesse accarezzato contropelo.

Anche se il problema di bilanciare un animale bipede è comune a praticamente tutti i brand, in un’action figure è esponenzialmente moltiplicato. La Raptor Series includeva uno stand di acrilico, ma per i Tyrannosauroidea David Silva ha trovato un’altra soluzione: arti posteriori intercambiabili, immobili sotto al ginocchio, che dovrebbero fornire stabilità al modello. Per le pose più dinamiche, invece, nella confezione sono inclusi due arti posteriori alternativi con tre paia di piedi ciascuno che riproducono il ciclo di un passo. Dalla base (composta da due pezzi di plastica che simulano un terreno roccioso) sporge un perno di metallo che può essere inserito nel piede destro o sinistro dell’arto immobile, permettendo di sollevare l’altra gamba in una posa drammatica. Le istruzioni allegate sconsigliano però di lasciarlo stabilmente in simili pose: non ho avuto modo di verificare se si tratti di un’eccessiva precauzione o se effettivamente l’arto non articolato rischi di piegarsi. Da notare anche che il perno di metallo non entra completamente nel foto sul piede, lasciando il modello a fluttuare per qualche millimetro.

Il resto delle articolazioni permette di rappresentare in maniera realistica una vasta gamma di possibili pose di Yutyrannus senza sacrificare l’anatomia dell’animale, anche se avrei gradito che la testa avesse una maggiore mobilità: a parte ruotare lateralmente, sembra praticamente impossibile piegarla verso il basso, e non ho osato sforzarla per paura di danneggiare il modello. Capisco che però ci devono essere dei compromessi tra anatomia e articolazioni. Le istruzioni suggeriscono comunque di ammorbidire il modello con un asciugacapelli prima di muoverlo le prime volte. Un’articolazione che non comprendo è quella della coda, composta di tre pezzi di cui solo l’ultimo in materiale flessibile con fil di ferro all’interno: tenendo conto che la flessibilità delle code dei teropodi non è comunque eccessiva, non capisco perché non sia stato scelto di realizzarla completamente in materiale flessibile, non essendo più spessa di quella di altre action figures fornite di coda interamente flessibile (es. la regina alien Neca).

Discorso a parte va fatto per il collo in materiale morbido: sembra che nel mio modello – e in molti altri visti in giro per la rete – fosse per qualche ragione incollato alla nuca. Separarlo con l’ausilio di una matita non è stato difficile, ma ha lasciato antiestetiche macchie bianche sul retro della testa. Fortunatamente le dimensioni del modello sono tali da non renderle visibili se non ad un esame ravvicinato, ma è un peccato e mi chiedo quanto di questo sia parte della ridotta mobilità del capo menzionata in precedenza. Il collo stesso avrebbe giovato di un range di movimento maggiore (era decisamente superiore nella Raptor Series). Un altro difetto che ho visto – in proporzione variabile – in vari esemplari è la bocca che non si chiude completamente.

La colorazione, ispirata a quella dell’aquila di mare di Steller (Haliaeetus pelagicus), è relativamente semplice, ma nonostante questo ben eseguita, ed è stata applicata in modo che la maggior parte delle pose non interferisca troppo con le striature, evitando così l’effetto “disallineato”. Mentre sul corpo si alternano piuttosto semplicemente terra di Siena bruciata e giallo avorio, con le mani e i piedi gialli, sulla sommità del corpo è stata aggiunta una lavatura più scura che mette in evidenza le piume, e una simile lavatura è presente – con vari gradi di intensità a seconda dell’area – sul capo, aggiungendo un notevole realismo al cranio. Purtroppo, la colorazione è estremamente delicata: solo sollevando il modello dalla sua scatola (si badi bene, senza neppure muoverlo!) ho ricevuto una pioggia di frammenti di vernice, e ogni volta che lo tocco è inevitabile ritrovarmene attaccati alle dita. Ora, un’applicazione delicata della pittura può essere accettabile in un modello statico, ma in un’action figure (che, per forza di cose, dovrebbe essere costruita con il pensiero che verrà mossa in mente) rappresenta una discreta seccatura. Ulteriore problema sta nel fatto che la coda mostra un brusco e incoerente cambio di colorazione in cui il giallo avorio del corpo è sostituito da azzurro ghiaccio: è presente in tutti i modelli che ho avuto modo di vedere, quindi non posso sapere se sia intenzionale o un errore di tutto il batch, ma è un difetto abbastanza evidente e fa sembrare la coda completamente staccata dal corpo. Un analogo problema si riscontra nel passaggio tra la nuca e il collo. Spero comunque che questo e la plastica incollata siano difetti che verranno risolti nelle produzioni successive.

In definitiva, lo Yutyrannus BOTM soffre di alcuni punti critici correlati alla sua natura di action figure, ma li compensa con l’accuratezza della ricostruzione, tra le migliori di quelle rappresentati questo animale: nella posa giusta è davvero d’impatto.

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