PTERANODON STERNBERGI (CollectA, 2022)

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Alcuni lo chiamano Pteranodon sternbergi, altri Geosternbergia sternbergi. Ai fini di questa recensione non fa particolare differenza. Quel che conta è che al momento è il parente più prossimo di Pteranodon longiceps, lo pterosauro per antonomasia, quello con la cresta a tubo che fin troppe volte è chiamato pterodattilo dalla maggior parte delle persone. Non sorprenderà quindi che escludendo il cranio questi due animali siano molto simili.

Ricostruzione di vari crani atribuiti al genere Pteranodon, in grigio le parti mancanti, by Matt Martyniuk

Così Collecta un anno dopo l’enorme P. longiceps della linea Deluxe sforna anche il fratellino meno famoso, optando però per dimensioni più contenute. Parliamo comunque di misure di tutto rispetto, se le ali fossero aperte sarebbero lunghe ben 44cm, ma visto che sono ripiegate il modello risulta discretamente compatto. Personalmente penso che la posa scelta sia riuscita e molto naturale. Ricorda una tavola di Mark Witton che ritrae un P. longiceps abbarbicato su uno scoglio, e devo dire che il modello rende di più se si mette su una base irregolare. Ovviamente non ci sono problemi di stabilità anche se, almeno nel mio esemplare, uno dei piedi non tocca terra. La scala dichiarata è 1:20, ma sarebbe più corretto parlare di 1:13 o 1:14 prendendo come riferimento un maschio adulto con apertura alare di circa 6 metri. Non può trattarsi che di un maschio adulto visto che solo loro avevano una cresta come quella che c’è nel modellino.

A primo acchitto questo Pteranodon mi ha dato l’impressione di essere la versione ristretta della sua controparte Deluxe. Certo, ci sta l’ovvia differenza della cresta e la testa è colorata diversamente. Però l’anatomia del corpo è esattamente la stessa del predecessore, riproponendo gli stessi pregi ma anche gli stessi difetti. Anche la livrea generale è decisamente simile. Sarebbe bastato poco per dare un’estetica completamente diversa, magari sostituire il grigio con un altro colore predominante. Questo non vuol dire che sia un brutto modello, come già detto sternbergi e longiceps dal collo in giù sono estremamente simili e lo Pteranodon del 2021 era una buona trasposizione della sua controparte reale. Ciò nonostante, non posso fare a meno di pensare che un po’ più di creatività avrebbe giovato.

Ok, abbiamo capito, questo modello somiglia al Deluxe, ma almeno le differenze che ci sono lo fanno identificare come sternbergi? Assolutamente sì! La testa solo apparentemente sproporzionata è enorme ed è presa pari, pari dal cranio su cui si basa l’identificazione di questa specie. È giusto che il becco sia incurvato, così come il fatto che la mandibola sia più corta della mascella. Purtroppo nel fossile originale manca tutta la parte anteriore della bocca, quindi è possibile che in vita la forma potesse essere leggermente diversa. Lo stesso discorso si può fare con la cresta, ricalca fedelmente la forma dell’originale ma non ci è possibile sapere se in vita la presenza di un rivestimento corneo potesse alterare significativamente il suo aspetto. Narici, occhi e orecchie sono scolpiti nella giusta posizione e hanno le dimensioni adeguate. La mandibola è mobile e a bocca aperta è possibile vedere anche la lingua. L’articolazione funziona bene ed è ben integrata non rovinando in alcun modo l’estetica del modello. Per ottenere questo risultato è stato necessario sacrificare il range di movimento che è limitato, ma personalmente penso che sia il giusto compromesso. Anche la colorazione decisa, con colori molto forti, è azzeccata e attira l’attenzione su questa parte del corpo.

Archiviata la testa, per il resto del corpo si possono ripetere esattamente le stesse cose scritte nella recensione del modello Deluxe. Va bene il collo largo, muscoloso e relativamente corto che era necessario per sorreggere l’enorme cranio. Non ci sono prove di tasche golari, ma nulla vieta la loro presenza. Il corpo potrebbe sembrare piccolo ma è ben proporzionato così come la coda che in Pteranodon era più lunga rispetto alla media degli pterodattiloidi. Le ali hanno la giusta lunghezza e le varie parti che le compongono sono articolate nel modo giusto. Sia le mani che i piedi hanno il giusto numero di dita, rispettivamente quattro e cinque, anche se sono un po’ grossolane. Il modello avrebbe acquistato qualche punto in più se le avessero scolpite più esili ma probabilmente poi sarebbero state troppo delicate e la plastica si sarebbe potuta spezzare facilmente.

Dalla testa alla coda il modello è ricoperto da filamenti. Gli pterosauri infatti non erano squamati, né avevano solo pelle nuda. Queste strutture filamentose sono generalmente chiamate picnofibre, ma negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede l’ipotesi che si tratti di vere e proprie piume. In particolare andrebbero chiamate picnofibre se questo tegumento fosse comparso direttamente negli pterosauri, piume se fosse già presente nell’antenato comune tra pterosauri e dinosauri. Purtroppo i filamenti non ricoprono le ali, la cui parte non ossea sembra formata dalla classica pelle in stile pipistrello. Nell’animale in vita questa pelle era però ricoperta da picnofibre/piume sfrangiate in più filamenti, che quindi erano anche più complesse di quelle presenti sul resto dell’animale. L’effetto membrana rende benissimo, addirittura se si mette il modello davanti ad una fonte luminosa le ali diventano leggermente traslucide. Inoltre nell’animale propatagio (la parte di ala davanti alle ossa del braccio), cheiropatagio (tra braccio e gamba) e cruropatagio (tra gamba e coda) dovevano essere formati da pelle e muscoli. Di conseguenza le ali in vita probabilmente erano meno sottili e la transizione tra gli arti e la “membrana” molto meno evidente rispetto a questo Pteranodon Collecta.

Per concludere va ribadito che il giudizio su questa figure non può che essere positivo. Sono davvero pochi i modelli di Pteranodon sternbergi. Prezzo, dimensioni, colorazione e posa sono decisamente tutti punti di forza di questo prodotto. Anche l’anatomia sarebbe ottima se si escludono i problemini con le ali precedentemente analizzati. Se siete fan degli pterosauri non può mancare nella vostra collezione.

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